Quali sono le sanzioni per la mancata formazione sulla sicurezza sul lavoro?

Nonostante gli sforzi fatti fino ad oggi per promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro e la conseguente mancanza di misure a prevenzione dai rischi correlati, molti imprenditori vedono nell’obbligatorietà della formazione un onere e un ostacolo al normale svolgimento dell’attività produttiva.

Il legislatore insieme all’obbligo formativo ha istituito un sistema sanzionatorio. Il D. Lgs. 81/2008, infatti, prevede severe sanzioni per la mancata formazione dei soggetti coinvolti nel sistema di sicurezza aziendale:

  Sanzione Penale Sanzione Pecuniaria
Datore di Lavoro che svolge le funzioni di RSPP Arresto da 3 a 6 mesi Da 2.740,00 € a 7.014,00 € in alternativa alla sanzione penale
Dirigenti e Preposti Arresto da 2 a 4 mesi Da 1.315,00 €. a 5.699,20 € in alternativa alla sanzione penale
RLS Arresto da 2 a 4 mesi Da 1.315,00 €. a 5.699,20 € in alternativa alla sanzione penale
Addetti Prevenzione Incendi e Addetti Primo Soccorso Arresto da 2 a 4 mesi Da 1.315,00 €. a 5.699,20 € in alternativa alla sanzione penale
Lavoratori Arresto da 2 a 4 mesi Da 1.315,00 €. a 5.699,20 € in alternativa alla sanzione penale
RSPP Arresto da 3 a 6 mesi Da 2.740,00 € a 7.014,00 € in alternativa alla sanzione penale
Addetti all’uso di attrezzature di lavoro Arresto da 3 a 6 mesi Da 2.740,00 € a 7.014,00 € in alternativa alla sanzione penale

Solamente a fronte di queste cifre, e nemmeno sempre, ci si muove per mettersi in regola.

Il ragionamento risulta però errato. È necessario compiere uno sforzo e cambiare punto di vista. La mancanza del rispetto di tutti gli adempimenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro (tra i quali la formazione) ha come conseguenza l’infortunio.

Gli open data INAIL dei primi 9 mesi del 2019 ci dicono che:

“Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e settembre sono state 468.698 (+0,05% rispetto allo stesso periodo del 2018), 780 delle quali con esito mortale (-6,5%). In aumento le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 45.158 (+2,4%)”.

Gli infortuni sul lavoro hanno costi considerevoli!

A titolo esemplificativo: premi assicurativi INAIL, costi medici per l’infortunato (spese ospedaliere, consulti medici, riabilitazione, medicinali), integrazione dei salari per la quota non coperta da assicurazioni, danni subiti dai mezzi di produzione (macchinari, attrezzature, edifici, veicoli), valore della produzione per le interruzioni causate da incidenti, costi per scioperi o riduzione della produttività della forza lavoro dovuta all’elevata frequenza degli infortuni, costi degli straordinari necessari a recuperare il tempo perso a seguito dell’incidente e dell’assenza dei lavoratori infortunati, costo delle attività di indagine, compilazione di verbali e rapporti con le autorità di controllo, costi di retraining, e di ricerca di personale nel caso in cui ai lavoratori infortunati venga modificata la mansione.

Non ultimi i casi di infortunio con esito mortale oppure con esito di irreversibilità a livello di salute, che portano con sé anche una pesante perdita in termini umani.

Si stima che i costi legati agli infortuni rappresentino il 4% del PIL nazionale e che un infortunio costi ad un’azienda 5 volte il costo di un non infortunio. Per tutti questi motivi il risparmio della società è nella prevenzione.

Invece di domandarsi se si prenderà una multa per non aver rispettato la legge è necessario chiedersi se si è fatto tutto il possibile per prevenire i rischi ai quali i propri dipendenti sono esposti.

A cura di:

Silvia Mollo | Referente formazione sicurezza sul lavoro e formazione tecnica per aziende